- sabato 22 gennaio 2011

Sophie Lissitzky-Küppers


Sophie Lissitzky-Küppers, 1932


[p.25] L’ungherese Laszlo Moholy-Nagy, ufficiale d’artiglieria sul fronte dell’Isonzo, riempì i suoi primi schizzi di ritmiche e vorticose linee scure...

[p.59] ...collaboratori della rivista MA, i quali avevano rappresentato, sotto la direzione di Lajos Kassák, l’equivalente ungherese di Die Aktion. Oltre a Kun, a Lukács e all’economista Eugenij Varga, che ripararono a Vienna, anche scrittori come Balázs, Sándor Barta, Béla Illés, e pittori come il già citato Kassák, Moholy-Nagy e Sándor Bortniyk andarono in esilio...

[p.68] ...teatro proletario di Piscator...tra gli scenografi vi erano Heartfield e (per un opera di Upton Sinclair) Moholy-Nagy, trasferitosi da Vienna a Berlino prima del gennaio del 1921. gli scenari di Heartfield, che ricorse all’uso di mappe e scritte, contribuivano ad un certo effetto documentaristico, anche se in complesso il livello era dilettantesco. Sfortunatamente si può giudicare Nagy solo in base a un piccolo schizzo su un libro di Piscator.

[pp.90-91] Ancora prima della grande esposizione russa il costruttivismo aveva suscitato un’impressione notevole su alcuni artisti residenti in Germania, con i risultati maggiori e più proficui per László Moholy-Nagy. Quando all’inizio del 1922 conobbe Lisickij, egli dipingeva in uno stile in parte dadaista e in parte geometrico astratto; la moglie di Lisickij lo ricorda insieme a Hausmann, ad Hannah Höch e al giovane esperto di motori Werner Graeff, oltre ad Hans Richter, che da quando aveva lasciato Zurigo aveva lavorato con Viking Eggeling a progetti di rulli disegnati e di film d’animazione. Costoro insieme a Schwitters proveniente da Hannover, costituirono il nucleo del costruttivismo tedesco. Per Moholy l’esempio russoera stato una rivelazione; nel maggio scriveva su MA che « questo è il nostrio secolo, tecnologia, macchina, socialismo [...] Il costruttivismo è sostanza pura. Non è confinato a cornice di quadro nè a piedistallo. Si espande nell’industria e nell’architettura, negli oggetti e nei rapporti. Il costruttivismo è il socialismo della visione ».
Tra i compatrioti ungheresi in esilio, Alfréd Kemény, un amico intimo con cui Moholy-Nagy aveva scritto quell’anno un manifesto di scultura cinetica basato su quello di Pevsner e Gabo, era appena ritornato dalla Russia dopo una serie di conferenze all’Inchuk sull’arte tedesca moderna e doveva quindi essersi reso conto della tendenza produttivista. A Berlino un altro nuovo adepto fu lo scultore Lászó Péri, mentre a Vienne Kassák si univa a Moholy nella compilazione di un Libro dei nuovi artisti (Uj Müvészek Könyve), le cui illustrazioni affiancavano opere d’arte (che andavano da Klee al costruttivismo) a edifici industriali e a macchine, in modo non dissimile da quello di Le Corbusier. Un altro artista di Berlino di analoghe tendenze fu il polacco Henryk Berlewi, che aveva incontrato Lisickij quando era passato per Varsavia e che andava elaborando un tipo di pittura geometrica alla Moholy, da lui chiamata mecano-fakturen. A questo punto anche Moholy incominciò a dedicarsi ai fotogrammi e ai suoi caratteristici fotomontaggi lineari e geometrici; produsse inoltre alcuni dipinti su metallo, ordinandoli in modo volutamente impersonale a una fabbrica di insegne mediante coordinate, un grafico a colori e carta quadrettata. Con gli stessi intenti scrisse ( o fece scrivere alla moglie, data la sua imperfetta conoscenza del tedesco) un articolo per il numero di luglio di De Stij, Produzione-Riproduzione, in cui si proponeva di usare le nuove tecniche di riproduzione come mezzi immediati di comunicazione artistica: per esempio incidendo direttamente da sè i solchi sulla matrice di un dico fonografico. Questo valeva anche per le pellicole e Moholy riteneva in proposito che fino a quel momento i risultati maggiori li avessero raggiunti Eggeling e Richter.

[pp.94-97] Di ritorno dalla Russia Aleksej Gan, divenuto il primo teorico del costruttivismo con un manifesto datato « Mosca-Tver 1922-1923 », aggiunse un poscritto per differenziare il costruttivismo sovietico non solo dalle teorie di L’Esprit Nouveau e di De Stijl (che aveva senza dubbio seguite), ma anche di Ehrenburg e di Lisickij. Egli vedeva diffondersi in Europa una comune tendenza postbellica, ma si opponeva alla sua identificazione con figure come Leger, Chaplin, Mejerchol’d e gli artisti del music-hall, accusando i critici fuori dalla Russia di « non sapersi staccare dall’arte » e di « fraternizzare » invece con essa: « Una politica di conciliazione, la malattia endemica dell’Occidente ». Un manifesto rivale pubblicato da Merz e da De Stijl fu intitolato Contro l’arte impegnata, o Manifesto dell’arte proletaria, ed era evidentemente rivolto contro Moholy-Nagy. Lo firmavano Van Doesburg, Arp, Tzara, Schwitters nonchè l’amico di Hannover di quest’ultimo, Christof Spegemann, ed era datato « L’Aia, 6.3.23 »; vi si sosteneva che l’arte, costruttivista o no, non aveva nessun fondamento classista: « L’arte che vogliamo non è né proletaria né borghese, dal momento che le forze sviluppate da essa sono abbastanza forti per influenzare tutta la cultura e non essere influenzate dalle condizioni sociali [...] Grazie alla loro predilezione conservatrice per vecchie forme d’espressione fuori moda e alla loro incomprensibile avversione per l’arte moderna [i proletari] stanno conservando proprio ciò che il loro programma chiede di combattere, cioè la cultura borghese; [...] il comunismo è un fatto borghese tanto quanto lo è il socialismo maggioritario, in altre parole si tratta di capitalismo sotto un diverso aspetto ».
Nel giugno uscì a Berlino un altro periodico costruttivista, G (« G stava per Gestaltung, in un significato equivalente al beelding di De Stijl), dovuta a Richter con l’appoggio di Lisickij e di un gruppo di nuovi collaboratori tra cui Graeff, Hilberseimer, lo scenografo austriaco Kiesler e Mies van der Rohe. Vi prevaleva l’interesse per il cinema (Richter) e l’architettura (Mies e Hilberseimer); e quantunque la nuova architettura in Germania fosse ancora per lo più costituita da progetti non realizzati, il carattere pratico di Mies conferiva a questi una funzionalità che, pur essendo ancora politicamente neutrale, si scontrò con le teorie di De Stijl e la sua tendenza all’arte non utilitaria.
Tra questi divergenti aspetti del costruttivismo si collocavano gli indipendenti come Willi Baumeister, a Stoccarda, che allora dipingeva in modo geometrico-astratto, mentre anche Moholy-Nagy continuava a lavorare fuori dai gruppi tedeschi. [...]

Lissitzky-Küppers, Sophie, El Lisitskij Pittore Architetto Tipografo Fotografo Editori Riuniti, Roma, 1992

...continua

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