- mercoledì 19 gennaio 2011

Erste Internationale Dada-Messe 1920


Nell’estate 1920 Raoul Hausmann, George Grosz e John Heartfield, organizzarono alla galleria di Otto Burchard la Berliner Lutzowerefer la ‘Prima mostra d’arte Dada’ Erste Internationale Dada-Messe, una grande manifestazione dadaista, essa rivela l’importanza della versione tedesca del Dada e l’evoluzione dei suoi esponenti verso la critica sociale e politica.
Fra le 174 opere elencate nel catalogo figurano quadri e collages, tele di Grosz e fotomontaggi di Hausmann  tra cui ‘Tatlin at home’ e alcune opere di Hannah Hoch , lavori di Max Ernst, Otto Dix con i suoi 'Mutilati di guerra' e altri.
Con la mostra retrospettiva dada, scoppiano tutte le contraddizioni latenti dell’ultimo periodo.
1.Avevano maledetto l’arte e organizzano una fiera d’arte.
2.La fiera è una condanna del mercato artistico, ma in realtà è oggetto di affari commerciali.
3.Il nonsense come programma iniziale si scontra con l’esigenza di una finalità politica.
4.Si progetta di riunire tutte le attività di Dada in un grosso volume, “Dadaco”, che però non viene realizzato, ne saranno stampate solo alcune pagine di prova.

Galerie Otto Burchard, Berlin, 30 June-25 August 1920. Right to left, Raoul Hausmann, (seated) Hannah Höch, Otto Burchard, Johannes Baader, Wieland Herzfelde, Mrs Herzfelde, (seated) Otto Schmalhausen, George Grosz and John Heartfield. Hanging from the ceiling is John Heartfield and Rudolf Schlichter's Prussian Archangel. On the back wall George Grosz's painting Germany. A Winter's Tale [Photograph Bildarchiv Preussischer Kulturbesitz, Berlin]. 
(left to right) Hannah Höch, Otto Schmalhausen, Raoul Hausmann, John Heartfield (holding his son Tom), Dr Otto Burchard, Margarete Herzfelde, George Grosz (pictured on wall), Wieland Herzfelde, Rudolf Schlichter, Mies van der Rohe, unknown, Johannes Baader.
source: Hanne Bergius, Montage und Metamechanik(Berlin 2000) 358
«Una volta la pittura aveva l’esplicito scopo di fissare le sembianze di alcune cose - paesaggi, animali, edifici, ecc. – di cui la gente non poteva acquistare conoscenza con i propri occhi. Oggi questo compito viene assolto dalla fotografia e dal cinematografo in un modo incomparabilmente migliore, più perfetto di quanto sia mai stato fatto dalla pittura […] I dadaisti dicono: mentre in passato l’artista faceva un grande dispendio d’amore, di tempo, di sforzi per ritrarre una persona, un fiore, un cappello, un’ombra, ecc., a noi basta prendere un paio di forbici e ritagliare tutto quello che ci occorre da dipinti e da fotografie. Se abbiamo bisogno di cose di piccolo formato, non le rappresentiamo, ma prendiamo l’oggetto stesso, per esempio un temperino, un portacenere, libri, ecc.: semplici oggetti che dai maestri del passato furono assai ben dipinti. Ma, ciò non di meno, soltanto dipinti.» (Wieland Herzfelde, fratello del photomonteur John Heartfield, descrive così il procedimento del fotomontaggio nel catalogo della prima mostra Dada a Berlino, nel 1920; Erste Internationale Dada Messe, Kunsthandlung Otto Burcherd, Berlino 1920).

Raoul Hausmann e Hannah Höch accanto al fotomontaggio Tatlin at home alla Erste Internationale Dada-Messe Berlino, 1920.
I riferimenti all’avanguardia russa, essenzialmente a Tatlin, sono manifesti alla Prima fiera internazionale Dada del 1920; il nome di Tatlin è associato alla proclamazione della così detta 'arte meccanica' di cui i fotomontaggi sono il primo esempio.
I cartelli hanno un carattere in parte polemico-dadaista, in parte politico. Come quello su cui era scritto: “L’Arte è morta, lunga vita all’Arte Meccanica di Tatlin” portato alla mostra dadaista da Grosz e Heartfield.
G.Grosz e J.Heartfield inoltre presentano ‘Borghese arrabbiato’ scrittura elettromeccanica tatliniana – descrizione di M.Dachy: bella composizione inquietante e singolare, manichino punk ante litteram, la testa costruita da una lampadina illuminata, la gamba sinistra amputata all’altezza del ginocchio. Al posto del sesso reca una conchiglia o una dentatura, a metà strada tra l’ombelico e il plesso solare un cartoncino con il numero 27 ritagliato e a mò di spallina sinistra la suoneria di un campanello sulla sua tavoletta di legno; inoltre una decorazione prestigiosa appesa attorno al collo e, al posto del braccio destro, a formare l’ascella, una pistola a tamburo. (Régis Gayraud)

George Grosz e John Heartfield

John Heartfield and Rudolf Schlichter's Prussian Archangel assemblage
Baader espose il grande Plasto-Dio-Dada-Drama, enorme costruzione polimaterica dedicata alla grandezza e decadenza della Germania. George Grosz espone tra l’altro “Daum Marries”, “Germania una fiaba d’inverno”, il collage “Dada-Merika” eseguito con John Heartfield, e la cartella “Dio è con noi”. La cartella, ispirata al militarismo tedesco, e ‘L’arcangelo prussiano’ manichino grottesco, un soldato imbottito con la testa di maiale che penzolava dal soffitto della galleria (opera di Rudolf Schlichter), simbolo del militarismo tedesco, commentato dalla scritta: “Impiccato dalla rivoluzione”) provocarono un processo contro Burchard, Grosz e Herzfelde (in quanto editore di Grosz) e Schlichter per grave oltraggio all’esercito del Reich”. Grosz e Heartfield dovettero pagare una multa, e il fantoccio finì sul banco del tribunale, richiesto dai giudici come corpo del reato.

Johannes Baader, Germany's Greatness and Decadence, Erste Internationale Dada-Messe, Berlino 1920

George Grosz e John Heartfield , Leben und Trieben im Universal City, 12 Uhr 5, Mittags, fotomontaggio, 1919

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