Film realizzato su commissione del cliente ed amico Arthur Wheeler; girato parte nella villa di questi a Biarritz, parte nello studio dell’artista. Fu poi proiettato in una serata al teatro Vieux Colombier.
Emak Bakia (1927, b/n, muto, 17’) interpreti: Alice Kiki Prime (Kiki de Montparnasse), Jacques Rigaut
“Non era prevista una sceneggiatura, tutto sarebbe stato improvvisato, come nel. mio primo cortometraggio, per il Coeur à barbe, nell'ultima manifestazione dada. [...] Avrei anche usato le prime sequenze del mio, film dada: sale e pepe, spilli e puntine, ma stampate secondo una tecnica più professionale. Ciò avrebbe sottolineato la mia determinazione a non lasciarmi sedurre da considerazioni di ordine commerciale. Come l’estate precedente, Wheeler affittò una villa nei pressi di Biarritz [...]. Girai una delle scene più interessanti a bordo della Mercedes da corsa di Rosa Wheeler. Altre sequenze furono programmate con maggior cura: un paio di belle gambe che ballavano un charleston, popolarissimo in quei giorni, il mare che ruotava trasformandosi in cielo e il cielo in mare ecc., tutti trucchi che potevano infastidire certi spettatori. L’istinto dada era ancora molto forte in me. Tornando a Parigi feci altre riprese nel mio studio. A quel punto avevo un miscuglio di sequenze realistiche, di cristalli scintillanti e di forme astratte ottenute con gli specchi deformanti, quasi sufficiente per un film. Mi occorreva ora qualcosa per concluderlo in una sorta di crescendo, onde evitare l’apparenza d’una ricerca artistica troppo ostentata. Doveva essere una satira del cinema. La visita del mio amico, Jacques Rigaut, il dandy dei dada, il bell’uomo che avrebbe potuto diventare un divo dello schermo se avesse voluto, mi diede l’idea per il finale. [...] Per concludere feci un primo, piano di Kiki. La sua passione, per il trucco pesante mi aveva dato un’altra idea: le dipinsi un secondo paio di occhi sulle palpebre chiuse e la filmai mentre apriva lentamente gli occhi autentici, chiudendo quelli artificiali. Le labbra si schiudevano in un sorriso mostrando la bella dentatura regolare. Finis, aggiunsi in dissolvenza.
(fonte: Man Ray, Autoritratto, Milano 1976)
(fonte: Man Ray, Autoritratto, Milano 1976)
“Una serie di frammenti, un cinepoema con una certa sequenza ottica da cui nasce un insieme che tuttavia resta frammento. [...] Non è un film «astratto» o narrativo; il suo motivo d’essere risiede nelle sue invenzioni di forme e movimenti di luce, mentre le parti più oggettive interrompono la monotonia delle invenzioni astratte o servono da interpunzione. [...] A coloro che chiedono ancora «la ragione di questa stravaganza», si può semplicemente rispondere traducendo il titolo Emak Bakia, un’antica espressione basca che significa «non seccarmi».”. (fonte: Man Ray)
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